venerdì 11 novembre 2011

Il 25% degli hacker americani lavora per l’FBI


hacker FBI Chi può combattere meglio un hacker, se non un hacker di pari livello? In questa domanda, si trova la chiave di lettura di una notizia sicuramente particolare, ma estremamente logica. In America l’ FBI per combattere la criminalità informatica, si fa aiutare da alcuni hacker, che lavorano come collaboratori (o spie) con le autorità americane.


L’obiettivo delle autorità è piuttosto semplice: combattere gli hacker grazie alla conoscenza informatica di colleghi hacker che però fanno il doppio gioco. Il sistema permette di avere le capacità dei migliori hacker a disposizione per contrastare criminali informatici esperti. Ma bisogna ammettere che ora gli hacker non si fidano più di nessuno.

Il motivo è semplice: secondo una rivista americana, il il 25% degli hacker che operano negli Stati Uniti sarebbero stati reclutati dalle autorità federali.
A questo punto, gli hacker hanno paura di essere in qualche modo traditi dai propri colleghi. Di recente si è avuto una chiara dimostrazione con il caso Wikileaks: Bradley Manning (considerato come uno dei responsabili del caso Wikileaks) è stato tradito da un suo collega hacker, Adrian Lamo, il quale ora gode di una pessima reputazione fra i colleghi, ma a quanto pare l’FBI è riuscita a convincere l’uomo a collaborare con la giustizia. Fra hacker non ci si può più fidare, visto che c’è il costante pericolo di mettersi in contatto con persone che fanno il doppio gioco. Inoltre, secondo uno dei portavoce di Anonymous, si ha la sensazione di essere sempre spiati dal’FBI.

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